giovedì 10 novembre 2011
STRANGER IN MOSCOW
Stranger in Moscow è il sesto e ultimo singolo estratto dall'album HIStory: Past, Present and Future - Book 1 del cantante statunitense Michael Jackson. Fu messo in commercio in tutto il mondo nel novembre del 1996, ma non fu mai diffuso negli Stati Uniti fino all'agosto del 1997. Scritta da Jackson mentre era in tournée a Mosca nel 1993.
Dopo la sua pubblicazione, Stranger in Moscow è stata subito lodata da gran parte degli esperti musicali e ad oggi rimane uno dei pezzi di Jackson più acclamati e apprezzati dalla critica. Commercialmente, invece, il singolo ha avuto alterne fortune e conseguito risultati al di sotto delle potenzialità del cantante, probabilmente perché l'album HIStory, che ha riscosso grande successo, era già presente sul mercato da quasi diciotto mesi e numeroso materiale del disco era già stato pubblicato e accolto in modo caloroso. Il 19 giugno 2006, il singolo è stato ristampato come parte del boxset Visionary: The Video Singles, raggiungendo la prima posizione in Spagna.
Stranger in Moscow
I was wandering in the rain
Mask of life, feelin' insane
Swift and sudden fall from grace
Sunny days seem far away
Kremlin's shadow belittlin' me
Stalin's tomb won't let me be
On and on and on it came
Wish the rain would just let me be
Chorus:
How does it feel
(How does it feel)
How does it feel
How does it feel
When you're alone
And you're cold inside
Here abandoned in my fame
Armageddon of the brain
KGB was doggin' me
Take my name and just let me be
Then a beggar boy called my name
Happy days will drown the pain
On and on and on it came
Again, and again, and again...
Take my name and just let me be
Chorus
(Repeat)
Like a stranger in Moscow
Like a stranger in Moscow
We're talkin' danger
We're talkin' danger baby
Like a stranger in Moscow
We're talkin' danger
We're talkin' danger baby
Like a stranger in Moscow
I'm livin' lonely
I'm livin' lonely baby
A stranger in Moscow
TRADUZIONE
Sotto la pioggia,
mi stavo facendo delle domande
una maschera di vita, mi sentivo pazzo
un' improvvisa e rapida caduta dalla grazia
le belle giornate di sole erano lontane
l'ombra del Cremlino mi sminuisce
la tomba di Stalin non mi dà pace
continuava e continuava ad arrivare
vorrei che la pioggia mi lasciasse in pace
come ci si sente
come ci si sente
come ci si sente
come ci si sente
quando sei solo
e sei freddo dentro?
abbandonato qui con la mia fama
la battaglia finale del cervello
il KGB mi stava pedinando
prendete il mio nome e lasciatemi stare
poi un piccolo mendicante mi chiamò
giorni felici annulleranno il dolore
e continuava e continuava ad arrivare
di nuovo, di nuovo, di nuovo...
prendete il mio nome e lasciatemi stare
come ci si sente
come ci si sente
come ci si sente
come ci si sente
quando sei solo
e sei freddo dentro?
come uno straniero a Mosca
come uno straniero a Mosca
stiamo parlando, è pericoloso,
stiamo parlando, è pericoloso tesoro
come uno straniero a Mosca
stiamo parlando, è pericoloso,
stiamo parlando, è pericoloso tesoro
come uno straniero a Mosca
vivo nella solitudine,
vivo nella solitudine tesoro
uno straniero a Mosca
Il videoclip di Stranger in Moscow ha come protagoniste sei persone che vivono per conto proprio in un paesaggio urbano, mentre il resto del mondo che le circonda si muove a rallentatore. La prima metà del video introduce queste figure: un uomo che guarda la città dalla finestra della sua camera da letto, una donna seduta da sola in un bar, un uomo senza fissa dimora che cammina in una strada umida, una figura solitaria che dà da mangiare ai piccioni, un ragazzo escluso da una partita di baseball e, infine, lo stesso Jackson che cammina per le strade della città. Si fa uso di effetti speciali e della tecnica slow motion nel rappresentare uccelli e vespe volanti .
Nella seconda metà del video sulla città inizia a scendere la pioggia e i cittadini che iniziano a cercare di fuggire. Tutto è mostrato ancora una volta in slow motion. Dal loro ricovero sicuro i sei "stranieri" osservano tutti gli altri affannarsi inutilmente per evitare l'improvviso cambiamento delle condizioni atmosferiche. Alla fine decidono di andare fuori, dove rivolgono gli occhi verso il cielo per consentire alla pioggia di bagnarli. Il video si conclude con un uomo che parla in russo.
Il biografo di Jackson, J. Randy Taraborrelli, ha dichiarato che il video si basa sulla vita reale di Michael. Il cantante, infatti, era solito camminare di notte da solo in cerca di nuovi amici, anche al culmine della sua popolarità musicale. Gli anni ottanta videro un significativo cambiamento dell'umore di Jackson, che divenne profondamente infelice. Sul suo stato d'animo il cantante ebbe a dire: "Anche a casa mi sento sempre solo. Sto seduto nella mia stanza e, a volte, mi metto addirittura a piangere. È così difficile fare amicizie... a volte giro per il quartiere di notte, da solo, sperando di trovare qualcuno con cui parlare. Ma non riesco mai a trovare nessuno".
Jackson è arrabbiato, triste, torturato, infiammato, furibondo per ciò che egli definisce, in Stranger in Moscow, una "rapida e improvvisa caduta dalla grazia"... HIStory appare come un lavoro molto più introverso e critico nei confronti della società.
Secondo molti in Stranger in Moscow trova la sua massima rappresentazione "uno stato d'animo solitario e inquietante".
Verso la fine della canzone, una voce sussurra in lingua russa: "Зачем ты приехал к нам, враг от Запада? Признайся! Он приехал, чтобы украсть у нас великие достижения народа, великие труды рабочих" (traduzione: "Perché tu sei venuto qui da Ovest? Dimmi la verità! Egli è venuto a sottrarre le grandi conquiste del popolo, le grandi realizzazioni dei lavoratori"). Una contraddizione nel testo di Stranger in Moscow si rintraccia nelle righe "KGB was doggin' me, take my name and just let me be..." ("Il Kgb mi stava dando la caccia, prendete il mio nome e lasciatemi stare..."). Il KGB (la polizia segreta dell'URSS) fu sciolto in contemporanea con la dissoluzione dell'Unione Sovietica (1991), vale a dire quattro anni prima della pubblicazione della canzone. Un'altra incongruenza con la canzone si trova all'interno del verso "Kremlin shadow's belittlin' me, Stalin's tomb won't let me be" ("L'ombra del Cremlino mi sminuisce, la tomba di Stalin non mi lascerà stare"). Joseph Stalin (1878 - 1953) non è sepolto in un cimitero, ma vicino al Cremlino di Mosca, accanto alle tombe di altri capi di Stato sovietici. Il corpo imbalsamato del fondatore dell'Unione Sovietica, Vladimir Lenin (quindi non quello di Joseph Stalin), si trova ancora nel mausoleo di Lenin in Piazza Rossa.
random
"mia mamma diceva sempre che la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita..."
è proprio vero...
Un giorno pensi di avere la vita, la tua vita in pugno, pensi che vada tutto bene e che meglio di così non potrebbe andare; poi invece, ti rendi conto che magari hai vissuto con gli occhi bendati, di chi non vuol vedere, di chi non vuol sapere; ed una mattina ti svegli e ti interroghi su quello che sei, che sei stato... ora non sai più chi sei, non sai dove andrai, non sai cosa farai. Sospeso in un limbo, fatto solo di supposizioni. la paura alcune volte ti fa caspolino, "sarò in grado di vivere a questo mondo in maniera decente, sarò in grado di trovare ciò che cerco? Ma alla fine cosa voglio?" Non lo so so più. Di una cosa solo sono certa, meglio vivere alla giornata, fare un passo alla volta, L E N T A M E N T E. prima di tutto ritrovare la fiducia che ho perso in me stessa, non sarebbe niente male, tornare a sorridere, beh, per quello credo di essere a buon punto. Le sofferenze sono dure da superare, papà diceva sempre "c'è sempre chi sta peggio, e non guardare chi sta meglio di te." mi sono sempre trovata d'accordo con questo suo pensiero. Lui mi ha dato tanto, mi ha insegnato che l'odio non può mai portare amore, che la guerra non può mai portare pace. per il mio ventesimo compleanno mi scrisse un biglietto di auguri...
è stato il suo regalo più grande.
In quelle parole riesco a trovare il conforto anche nelle ore più buie.
Grazie papà.
"Per Stella
la mia principessa bella
venti anni son passati
e alla grande li hai vissuti
gli altri che verranno
tutti belli non saranno
ma pazienza
ti servirà per esperienza
comunque vivili con impegno e con amore
te lo augura il tuo papà con tutto il cuore"
dimensione
queste parole non sono farina del mio sacco, ma condivido quest'idea.
Esiste una dimensione senza spazio e senza tempo, sospesa in un continuo divenire quasi incosciente. In quella dimensione l'unica cosa che esiste è il bisogno e il suo placarsi o il suo accentuarsi: bisogno di cose materiali, di parole non dette, di energie per continuare ad andare avanti o per chiudere gli occhi e non continuare. Le persone che ti circondano hanno grandi occhi che giudicano, sempre puntati su di te, sul tuo agire... ma sono persone che non ti vedranno mai veramente, che tu giudichi distanti e vicine allo stesso tempo, comunque assillanti. Quegli occhi puntati li detesti e li cerchi non appena si distraggono lasciandoti senza più terra sotto i piedi... occhi che sono la tua terra. Parlano una lingua che non è la tua ma riesce a ferirti ogni volta per quanto è vera e spietata nel dipingerti come un alieno a te stesso: non puoi essere così come quelle parole ti dipingono, il mondo intero è diverso nelle tue parole rispetto a quelle, nei tuoi pensieri. Parole sciocche e senza senso e così odiose quando si mostrano rivelatrici di reali realtà. L'unica difesa è avversarle e negarle anche quando i fatti si svelano identici alle previsioni pronunciate in tempi non sospetti da quelle parole: negare senza pietà o, quando non è possibile, addirittura negare i fatti e raccontarli con le tue parole in modo quanto più antitetico sia possibile all'insopportabile aderenza dei fatti alla odiosa descrizione... spoetizzante secondo una poetica tua propria che si modella attorno al tuo egoismo. E' una dimensione senza spazio e senza tempo, solo dopo lunghi tratti già percorsi qualche foto immatura è capace di evidenziare capelli bianchi e rughe invisibili ad occhio nudo, ai nostri occhi. Forse le foto sono l'unico mezzo per acquisire coscienza in quella dimensione incosciente... Ma di solito si guardano veramente solo dopo le prime messe in requiem.
E' una dimensione non parallela, è la prima dimensione che riconosciamo, la nostra dimensione di partenza dalla quale qualcuno, ogni tanto, uscirà solo con il cuore a pezzi catapultandosi nella prima altra dimensione di passaggio diversa da quella, con in mente e nell'anima l'illusione che sarà di certo migliore. E' una dimensione sospesa nello spazio e nel tempo in cui tu sei sempre uguale, gli altri sono sempre gli stessi solo fin quando vi resti dentro... Dalle nuove dimensioni dove sei approdato la guardi con incredulità, ti appare come una sfera dai contorni soporiferi e, spesso, accade che ti ascolti parlare e riprodurre le parole odiose che acquistano nuovo sapore, le degusti al palato ed hanno il tuo gusto, forse solo quando i tuoi occhi e le tue parole saranno diventati odiosa dimensione per tuo figlio... o per tuo nipote... o per nessuno...
Esiste una dimensione senza spazio e senza tempo, sospesa in un continuo divenire quasi incosciente. In quella dimensione l'unica cosa che esiste è il bisogno e il suo placarsi o il suo accentuarsi: bisogno di cose materiali, di parole non dette, di energie per continuare ad andare avanti o per chiudere gli occhi e non continuare. Le persone che ti circondano hanno grandi occhi che giudicano, sempre puntati su di te, sul tuo agire... ma sono persone che non ti vedranno mai veramente, che tu giudichi distanti e vicine allo stesso tempo, comunque assillanti. Quegli occhi puntati li detesti e li cerchi non appena si distraggono lasciandoti senza più terra sotto i piedi... occhi che sono la tua terra. Parlano una lingua che non è la tua ma riesce a ferirti ogni volta per quanto è vera e spietata nel dipingerti come un alieno a te stesso: non puoi essere così come quelle parole ti dipingono, il mondo intero è diverso nelle tue parole rispetto a quelle, nei tuoi pensieri. Parole sciocche e senza senso e così odiose quando si mostrano rivelatrici di reali realtà. L'unica difesa è avversarle e negarle anche quando i fatti si svelano identici alle previsioni pronunciate in tempi non sospetti da quelle parole: negare senza pietà o, quando non è possibile, addirittura negare i fatti e raccontarli con le tue parole in modo quanto più antitetico sia possibile all'insopportabile aderenza dei fatti alla odiosa descrizione... spoetizzante secondo una poetica tua propria che si modella attorno al tuo egoismo. E' una dimensione senza spazio e senza tempo, solo dopo lunghi tratti già percorsi qualche foto immatura è capace di evidenziare capelli bianchi e rughe invisibili ad occhio nudo, ai nostri occhi. Forse le foto sono l'unico mezzo per acquisire coscienza in quella dimensione incosciente... Ma di solito si guardano veramente solo dopo le prime messe in requiem.
E' una dimensione non parallela, è la prima dimensione che riconosciamo, la nostra dimensione di partenza dalla quale qualcuno, ogni tanto, uscirà solo con il cuore a pezzi catapultandosi nella prima altra dimensione di passaggio diversa da quella, con in mente e nell'anima l'illusione che sarà di certo migliore. E' una dimensione sospesa nello spazio e nel tempo in cui tu sei sempre uguale, gli altri sono sempre gli stessi solo fin quando vi resti dentro... Dalle nuove dimensioni dove sei approdato la guardi con incredulità, ti appare come una sfera dai contorni soporiferi e, spesso, accade che ti ascolti parlare e riprodurre le parole odiose che acquistano nuovo sapore, le degusti al palato ed hanno il tuo gusto, forse solo quando i tuoi occhi e le tue parole saranno diventati odiosa dimensione per tuo figlio... o per tuo nipote... o per nessuno...
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